mercoledì 3 giugno 2020

Etica informatica - STEP #21

Contestualizzando nuovamente il concetto di zero in ambito informatico (argomento che tocca moltissimo ognuno di noi in questi tempi) si potrebbe parlare del rapporto tra etica e informatica.

 
Il concetto di etica informatica è stato sviluppato alla fine degli anni ’70, quando i computer erano ancora neonati e non esisteva il medesimo rapporto uomo/macchina a cui oggi siamo abituati. Già allora si intuiva quanto impattante avrebbe potuto essere l’information technology sulla vita quotidiana, scatenando domande e perplessità anche di tipo morale.

Lo sviluppo dell’etica informatica va di pari passo con l’evoluzione tecnologica dei computer. Questi strumenti, divenuti oggi di uso comune, sono da sempre soggetti a controversie morali, legate a un loro frequente utilizzo malevolo.


Già nel 1978 si parla di etica dei computer, arrivando a una vera e propria definizione dei comportamenti da mantenere durante il loro utilizzo verso i primi anni ’90. La teoria, che oggi si è evoluta per coprire tutte le sfaccettature implicite nell’approccio al digitale, si propone di sensibilizzare le persone da un punto di vista soggettivo, professionale e sociale.

Nel 1992 sono stati scritti i dieci comandamenti dell’etica informatica che delineano, in generale, i principi che tutti dovrebbero rispettare durante l’utilizzo del calcolatore:

·      il computer non deve essere usato per arrecare danno agli altri;
·      evitare di infastidire gli altri intervenendo sul loro lavoro durante l’uso del pc;
·      rispettare la privacy dei file altrui;
·      il computer non deve essere usato per commettere furti;
·      il furto d’identità non è etico;
·      evitare programmi software non regolarmente acquistati o detenuti;
·      usare risorse informatiche altrui solo se in possesso di un’autorizzazione;
·      rispettare la proprietà intellettuale altrui;
·      pensare sempre alle conseguenze sociali dei programmi che si scrivono;
·      il computer deve essere usato in modo rispettoso.

Tali principi sono tutt’ora validi, ma dovrebbero essere ulteriormente espansi per regolamentare l’utilizzo dei social, la raccolta dei dati personali, il marketing digitale e tanti altri aspetti figli del web 2.0.

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