giovedì 19 marzo 2020

Primo approccio allo "zero": definizione, etimologia ed alcuni riferimenti - STEP #01

Lo zero è il primo numero della successione naturale 0,1,2,3, ecc., unico numero naturale che non sia il successore di un altro; come numero cardinale indica la mancanza di ogni unità, cioè è il numero cardinale dell’insieme vuoto”.

Etimologia: dal Latino zéphyrum, risalente all’arabo sifr’nulla’-sec. XV.

-Fonti bibliografiche: vocabolario “Treccani”

Dunque, da come può essere notato in ogni vocabolario, la prima definizione associata a questa parola è sicuramente di tipo matematico o quantitativo, tuttavia il concetto di  “zero” ha svariate associazioni che spaziano in diversi campi, come quello letterario, religioso, filosofico o scientifico.
Pertanto, la definizione di questo concetto è stata frutto di svariate riflessioni e congetture, nel corso dei secoli, tutt’altro che scontate.
Basti pensare al Cristianesimo ed al pensiero di Sant’Agostino (354-430), uno dei fondatori della Chiesa Cattolica, dove la finitezza delle creature è sintomo dalla loro derivazione dal nulla. Infatti, al momento della creazione, le creature si collocano in uno spazio tra il nulla e Dio: ciò che di loro è perfetto ed eterno proviene da Dio, ciò che di loro è imperfetto e limitato proviene dal fatto di essere create dal nulla. 

"Il Nulla è dio, e dio ha fatto tutte le cose dal Nulla, ed è esso stesso il Nulla. Ma questo Nulla è un Nulla «strano». Non è affatto un Nulla. E allora? Dio stesso è il «vedere e sentire del Nulla»... ed è chiamato «Un Nulla» (pur essendo Dio stesso) perché è incomprensibile e ineffabile". 
-Jakob Böhme 


Notevole importanza a questo concetto è stata attribuita anche dai filosofi esistenzialisti che cercano, naturalmente, di analizzare anche ciò che è diverso dall’esistente.    
                                                                                                                                                                      
Il filosofo danese Kierkegaard (1813-1855), considerato il padre dell'esistenzialismo, collega i concetti di inesistenteangoscia morte. La vita è la possibilità da parte dell'essere umano di compiere scelte che determinano il proprio futuro, e questa possibilità porta all'angoscia, frutto dell'incertezza di queste scelte. La morte è, al contrario, l'inesistenza di scelte che è possibile compiere. Per raggiungere questo stato non è necessario morire biologicamente: anche durante la vita biologica esiste uno stato, detto disperazione, nel quale l'essere umano si rende conto dell'inesistenza di scelte operabili. Lo stato della disperazione fa sperimentare all'uomo la morte, pur essendo in realtà solo una morte intellettuale. 

Henri Bergson (1859-1941), filosofo francese, nel suo saggio “L'evoluzione creatrice” (1907), afferma che il nulla come concezione assoluta è insensato. Invece il nulla relativo, concetto molto più quotidiano, fa parte del campo della psicologia, e descrive la mancanza personale di qualcosa, la delusione di un'aspettativa. Ciò che comunemente scambiamo per il niente assoluto, è in realtà semplicemente un dominio di oggetti a cui non siamo attualmente interessati. Ad ogni modo, questa aspettativa nasce logicamente dopo rispetto all'esistenza, essendo il desiderio di ciò che si conosce ma non si ha. 





  

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