mercoledì 27 maggio 2020

L'utopica realtà del mondo delle macchine - STEP # 19

Contestualmente al rapporto tra “zero” in informatica e la vita quotidiana si potrebbe riscontrare il concetto nell’ambito dell’intelligenza artificiale e nell’utopica situazione in cui le macchine sostituiranno gli uomini nel mondo del lavoro.

E’ ciò solo un pensiero utopico o potrebbe addirittura diventare realtà?


Rivoluzione industriale
Si tratta di una questione con cui l’umanità è costretta a fare i conti fin dalla rivoluzione industriale dell’800, e che, legata al tema dell’intelligenza artificiale, è tornata oggi di grande attualità.
Gli apocalittici non hanno dubbi: man mano che l’Ai progredirà, meno persone avranno accesso al mondo del lavoro. Ma la questione non è così semplice.
Se è pur vero che una rivoluzione è in atto, abbiamo tutti i mezzi sin d’ora per compensare chi perderà il proprio lavoro: una tassa sui robot, per esempio, non è un’idea così distante dalle prospettive future.
I più ottimisti sono persino convinti che saranno i robot a salvare il mondo del lavoro, cosa che in parte sta già accadendo in alcuni paesi del Sol levante come il Giappone, in cui le medie imprese hanno pianificato l’acquisizione di robot a tutto spiano per sostituire gli operai che non trovano più.
Il Giappone – come l’Italia, la Corea del sud e tanti paesi occidentali – sta diventando una nazione sempre più vecchia, in cui il numero di lavoratori è destinato, secondo i dati di un rapporto di Mc Kinsey, a diminuire sensibilmente entro il 2040. Di fronte a questo scenario, l’entrata dei robot in azienda è una soluzione tutt’altro che tragica.
Certo, ci sono ancora alcune criticità da risolvere, ma la questione primaria, a questo punto, è fare in modo che l’umanità tragga dall’intelligenza artificiale i maggiori benefici possibili.
Prima di tutto, come ricorda Enrico Marro in un articolo pubblicato sul Sole24ore, basterebbe seguire i consigli dell’Onu, che ha suggerito di abbracciare la rivoluzione digitale a partire dai banchi di scuola: c’è bisogno di creare le competenze necessarie per lavorare con le nuove tecnologie.
Della stessa idee erano già i 400 scienziati – tra cui Stephen Hawking – che nel 2015 firmarono un importante documento in cui venivano stillati punto per punto i benefici che l’umanità potrebbe trarre da queste tecnologie.
Intelligenza artificiale 
Ed è innegabile come già oggi i robot vengano utilizzati in condizioni di lavoro pericolose, per piccole pulizie domestiche o come esoscheletri e dispositivi di riabilitazione.
Insomma, l’intelligenza artificiale rappresenta una risorsa e non un rischio.
Un discorso più approfondito può e deve essere invece affrontato sulla                                                                       questione del libero arbitrio.

Le macchine oggi sono in grado di vedere, sentire e leggere dando un senso a informazioni con un’efficienza che la maggior parte delle volte un umano non potrebbe eguagliare: regolare questo strumento per fare in modo che non si dimostri un’arma a doppio taglio, proprio riguardo la loro libertà d’azione, è una delle vere sfide del nostro tempo.

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